Didattica del Giardino della Biodiversità
> Azienda > Giardino Biodiversità > Didattica del Giardino della Biodiversità
> Azienda > Giardino Biodiversità > Didattica del Giardino della Biodiversità
All’interno della zona, suddivisa in terrazzate, si trova una parte di coltivazione di erbe aromatiche e medicinali tra cui lippia, menta citrata e calendula. In un’altra parte si trova un oliveto con circa 40 ulivi protetti da un muro in sasso a secco dove vengono organizzati pic nic durante i mesi più caldi. Nella parte più alta del terreno si trova una zona condivisa e libera con dei tavoli da pic nic, delle panchine e una bella vista sui tetti di Rovio, nonché sulla baia di Riva San Vitale.
Su tutto il sentiero che costeggia il Giardino della biodiversità e sulla zona panoramica condivisa sono presenti dei cartelloni didattici che, grazie all’ausilio della tecnologia QR, vi daranno la possibilità di approfondire diverse tematiche legate alla natura circostante e alla biodiversità!
Il percorso didattico è stato creato grazie al supporto e alla collaborazione con Trifolium, Erbe Ticino e Daniele Fumagalli, e l’Ente Regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio.
Con nostro grande stupore abbiamo scoperto che le stelle alpine amano molto il clima di Rovio, e che crescono quindi molto bene presso il Giardino della Biodiversità. Essendo la stella alpina un fiore molto ricercato e raro, grazie alla collaborazione della Ferrovia Monte Generoso, abbiamo deciso di avviare un progetto parallelo dedicato solo ad esse. Tutte le stelle alpine sono coltivate con il metodo biologico e certificate Bio Suisse.
Questo progetto mira a far si di avvicinare tutti alla natura, alla sostenibilità e ai produttori per ridare il giusto valore alle cose genuine e semplici. Grazie alle stelle apline di Rovio nasce la Tisana alle stelle alpine del Monte Generoso, che arricchita con altre erbe e altri fiori, può essere degustata e acquistata presso il Fiore di Pietra in Vetta. Per saperne di più potete visitare il sito del Monte Generoso.
Sapete che le stelle apline sono dei fiori rari e delicati? Potete trovare tante informazioni e curiosità su questo fiore magico qui.
La natura ci offre più di quanto possiamo pensare, anche vicino a casa. Lo sapevi che queste scarpate sono composte da almeno 20 specie vegetali de Piante aromatiche e commestibili ?
Un’ esempio di specie commestibile è Silene vulgaris, in italiano Silene rigonfia, anche detta “Verzitt” nel dialetto della regione, per il suo gusto che ricorda quello delle verze. La si riconosce per le sue foglie che ricordano la plastica al tatto e la si può mangiare cruda in insalata oppure in risotti o minestre. Il calice dei fiori forma un rigonfiamento che si può “scoppiare” ed è chiamato anche “bubbolino”.
In primavera così come durante tutta l’estate, si può sentire nell’aria l’odore di timo. Ebbene sì, anche lui cresce molto volentieri sulle scarpate secche e ben esposte al sole. Su queste scarpate si può trovare il timo comune Thymus serpyllum aggr., erba aromatica molto amata.
Le siepi naturali sono una struttura con un alto valore ecologico per svariati animali.
Esse sono composte da arbusti indigeni che offrono riparo ma anche cibo e un luogo di nidificazione a insetti, uccelli e mammiferi come topolini, ricci e scoiattoli. Esse fungono anche da corridoio di passaggio per molte specie. Più la siepe è variegata (composta da arbusti diversi, spinosi e non spinosi, a fioritura precoce e tardiva) maggiori saranno le specie che potranno beneficiarne.
Le siepi naturali non sono solo utili alla biodiversità, ma anche molto belle e colorate in tutte le stagioni e spesso offrono anche frutti commestibili da mangiare freschi o trasformati in sciroppi, marmellate o cotti sulle crostate, come è il caso del sambuco Sambucus nigra, del corniolo Cornus mas o ancora del prugnolo Prunus spinosa e della rosa selvatica Rosa canina.
Biodiversità è il termine scientifico per designare la diversità biologica. Si può anche tradurre come “diversità della natura”. La biodiversità rappresenta la vita che ci circonda in tutte le sue forme: gli ecosistemi (i giardini, le foreste, le paludi, i prati secchi ecc.), le specie (la volpe, il pettirosso, la salamandra, i batteri, i boleti ecc) e la diversità genetica (le capre di un gregge non sono tutte uguali, ma ogni individuo ha una propria identità genetica, proprio come noi).
L’utilizzo e gestione del territorio da parte dell’uomo ha influenzato, ed influenza tuttora, la presenza di determinate specie animali e vegetali che dipendono dagli ambienti antropici. Il passato rurale della regione ha contribuito alla presenza di ambienti e specie che, ad oggi, sono considerate rare o protette, per la rarità di questi ambienti un po’ in tutta la Svizzera. La val Mara conserva ancora molte di queste specie, tipiche del paesaggio rurale in parte ancora intatto.
In questo giardino incontrerai diversi elementi e strutture che testimoniamo il passato rurale della regione e che, allo stesso tempo, fungono da habitat per diverse specie di piante e animali. Maggiore è la diversità in strutture e elementi, meglio saranno soddisfatti i bisogni di un maggior numero di specie e maggiore sarà quindi la biodiversità!
Il giardino della biodiversità è un bell’esempio di reticolo ecologico, ovvero un mosaico di ambienti che soddisfa i bisogni di svariate specie animali e vegetali, tra i quali muri a secco, scarpate secche, siepi naturali, alberi da frutto e alberi indigeni con cavità ed infine dal bosco.
Il giardino è un progetto innovativo de agricoltura e biodiversità che nasce dalla collaborazione tra l’azienda viti-vinicola Bianchi di Arogno e l’Ufficio di consulenza ambientale Trifolium di Arogno.
Il progetto riesce a integrare la coltivazione di erbe aromatiche e commestibili, la produzione di olive e la promozione della biodiversità.
Non solo, il giardino della biodiversità riesce a conservare e promuovere la testimonianza del paesaggio rurale di un tempo grazie alla valorizzazione degli elementi presenti e ad offrire un contenuto didattico e degli spunti di riflessione a tutte le persone che avranno piacere a passare di qui.
Nei prati fioriti e colorati volteggiano un gran numero di farfalle. Esse sono ottime indicatrici di biodiversità. Sono facili da osservare in giornate soleggiate e calde. Più l’ambiente è ricco di strutture come muri a secco, ruscelli o arbusti in mosaico con prati secchi e boschi, più specie potranno viverci.
È documentato che agli inizi del 1900, quando il paesaggio era più strutturato e le paludi e golene si estendevano su superfici molto maggiori, la popolazione di farfalle fosse 100 volte superiore.
Spesso i bruchi si nutrono di una sola specie di pianta, mentre la farfalla adulta dipende dalla presenza di nettare dei fiori.
La maggior parte delle farfalle della regione del Monte Generoso sono legate alle piante dei prati secchi.
Se senti un suono che ricorda il rumore emesso dall’accartocciare un foglio di carta, probabilmente si tratta del codirosso spazzacamino, specie d’uccelli molto diffusa nelle città e nei villaggi, è detto spazzacamino per la sua testa nera e il corpo color cenere. Attenzione a non confonderlo con il codirosso comune, molto più raro, il quale maschio, rispetto a suo cugino, possiede una macchia bianca sulla fronte. Con l’urbanizzazione, questa specie si è diffusa anche in pianura, utilizzando le case e gli edifici per nidificare. Originariamente, il codirosso spazzacamino viveva infatti in ambienti rocciosi montani, fino a 3’200 metri di quota! Mattiniero, il codirosso spazzacamino dà il via prima dell’alba ai concerti mattutini degli uccelli.
A partire da fine aprile/inizio maggio, ascolta il canto del cuculo.
Il cuculo vive in ambienti aperti e ricchi di piccole strutture, ma apprezza anche boschi di latifoglie. Sulle scarpate ricche di fiori il cuculo riesce a trovare bruchi, insetti e ragni di cui si nutre. È conosciuto per l’abitudine di deporre le uova nei nidi di altri uccelli che covano e crescono i piccoli cuculi come fossero loro.
Di conseguenza la sua presenza è in stretta relazione con le specie maggiormente parassitate come l’ averla piccola, la capinera, il codirosso spazzacamino, il codirosso comune, …
Il suo tipico canto ci segnala il suo arrivo attorno alla metà – fine di aprile e ci accompagna durante tutta l’estate.
Il balestruccio costruisce il suo nido sotto gli spioventi dei tetti degli edifici appiccicando del fango e lo si vede spesso in grandi colonie catturare insetti volanti, soprattutto nelle ore più fresche della giornata.
Purtroppo, il balestruccio non è sempre apprezzato e i suoi nidi vengono spesso distrutti, siccome il suo sterco sporca le facciate delle case e ciò che sta sotto il nido.
Il balestruccio trova nutrimento grazie alla presenza di molti insetti, e quindi grazie al mantenimento di prati naturali.
Con la sua tipica maschera nera, l’averla piccola è un abitante discreto dei paesaggi agricoli estensivi dove vi è una forte presenza di siepi basse e spinose e di prati.
Si nutre principalmente di grossi insetti che infilza sulle spine di rovi e altri arbusti spinosi, creando così una scorta di cibo.
Costruisce il suo nido nei rovi o negli arbusti spinosi, al riparo dai predatori. Con la scomparsa delle siepi dai paesaggi agricoli e il calo di insetti, le popolazioni di averla piccola sono fortemente diminuite.
Grazie a delle campagne a favore delle siepi naturali e di un’agricoltura estensiva, si spera di riuscire a tutelare le popolazioni esistenti.
Il picchio verde è un uccello sedentario, che non migra durante i mesi invernali. Lo si può quindi intravedere anche in inverno per il suo piumaggio colorato che spicca tra gli alberi spogli.
Il suo canto di corteggiamento tipico ricorda una risata che va via via scemando. Lo si riconosce bene anche dal suo volo ondulato. È ghiotto di formiche, che riesce a scovare e a mangiare anche nelle cavità degli alberi grazie ad una lingua appiccicosa con degli arpioni.
Necessita quindi di spazi aperti come prati, dove riesca a trovare formiche e insetti, ma anche di grossi alberi dove possa realizzare il suo nido. Il suo habitat ideale sono quindi le selve castanili e i boschi radi.
In qualsiasi stagione dell’anno si possono osservare diverse specie di fiori anche nei boschi luminosi.
Un tempo, i boschi erano pascolati, la legna era preziosa e le foglie venivano utilizzate come strame. La luce che penetrava permetteva l’insediamento di graminacee e specie dei prati secchi come il camedrio comune Teucrium chamaedrys e l’asteroide salicina Buphthalmum salicifolium, diventando così un importante spazio vitale per farfalle e altri insetti.
Le scarpate secche che compongono i terrazzamenti, che un tempo venivano coltivati, sono costituite da specie vegetali adattate ad un terreno magro e secco. Le scarpate del giardino della biodiversità sono dei prati secchi molto ricchi di specie, anche grazie alla loro esposizione verso sud. I prati secchi sono tra gli spazi vitali più ricchi di specie e di conseguenza molto colorati in primavera: la grande varietà di fiori e la particolare struttura erbacea costituiscono uno spazio vitale per numerosi insetti e altri animali.
Confronta i colori che osservi sulle scarpate e sui pianori ombreggiati sotto l’uliveto, noti delle differenze?
Come anche in altre parti del Ticino, nel territorio della Val Mara sono molte le strutture del passato costruite in pietra.
Queste sono il risultato delle necessità della popolazione, che si è adattata alle caratteristiche del territorio, modificandone dove possibile il paesaggio a proprio vantaggio e realizzando delle aree agricole terrazzate su terreni scoscesi. Sono così sorte anche sui territori più impervi, a lato dei terrazzamenti, spesso in muro a secco, chiesette, cascine, cappelle, sentieri in sasso, lavatoi e interi nuclei di paesi.
Al giorno d’oggi, di pari passo con l’abbandono di numerose aree un tempo coltivate, molti di questi elementi non vengono più mantenuti e riversano in uno stato di abbandono.
I muri a secco e le altre strutture in pietra ancora presenti nel territorio testimoniamo il passato rurale della valle e hanno un grandissimo valore socio-culturale che va preservato.
Che strutture risalenti al passato puoi notare intorno a te?
Un mosaico di piccole strutture come i muri a secco, i mucchi di rami, di legna o di sassi, gli alberi ad alto fusto con cavità, le siepi naturali o i prati secchi contribuiscono in modo fondamentale a promuovere la biodiversità. Tanti rettili, insetti, mammiferi e uccelli dipendono da ambienti molto variati per nutrirsi, nidificare, nascondersi ecc. Quali tipi di strutture riesci a trovare nel giardino della biodiversità?
Da secoli i muri a secco vengono costruiti senza l’utilizzo di calce o di cemento, come sostegno di terrazzamenti o come demarcazione di prati e pascoli, un lavoro che richiede competenze specifiche.
Le condizioni di vita per flora e fauna sono molto difficili in un muro a secco e quindi in esso abitano solo specie che sopportano grandi variazioni di temperatura. I muri a secco ospitano anche svariate piante che si sono adattate alla vita tra i sassi con pochissima acqua e terra a disposizione.
Una pianta tipica dei muri a secco è la Borracina (Sedum album).
Il suo nome richiama la parola “borraccia”, per la particolarità delle foglie di trattenere l’acqua. Proprio grazie a questa caratteristica può sopravvivere sulle pietre e le rocce esposte a temperature elevate.
È un sempreverde che cresce in modo strisciante e perenne, diventando marroncina in inverno. Gli steli con i fiorellini bianchi crescono invece solo d’estate.
L’Asplenio (Asplenium trichomanesè) una felce che predilige le rocce e i muri, installandosi nelle piccole cavità tra le pietre.
La si vede spesso nei muri a secco. Le felci si riproducono tramite le spore che producono e senza fiori e semi.
Questa mancanza di fiori ha fatto spesso fantasticare le persone, lasciandole perplesse.
L’incredulità della gente arrivò a tal punto che alle felci vennero attribuiti poteri magici.
La farfalla Apollo (Parnassius apollo) predilige i biotopi secchi con suolo magro e pietroso.
Si nutre volentieri delnettare delle scabiose e dei cardi sui quali vi trascorre volentieri anche la notte. Il brucoinvece, si nutre soprattutto di borracina.
Nella nostra regione è presente da giugno asettembre.
Per mantenere questa bellissima farfalla si deve salvaguardare la pianta ospitedel bruco e garantire un numero sufficiente di cardi, scabiose e ambrette.
Una carenza dipiante nettarifere appropriate può costituire un fattore limitante.
Il Ramarro (Lacerta bilineata) vive su pendii soleggiati con una vegetazione ricca d’arbusti ed erbe dense.
Necessita anche di strutture sassose come muri a secco o massi dove ripararsi e godersi il calore accumulato dalla pietra.
In Svizzera è presente principalmente in Ticino e nel Vallese, ma nelle zone abitate è minacciato soprattutto dai gatti che lo cacciano.
Gli esemplari adulti raggiungono in media i 30 cm di lunghezza, ma arrivano anche a 40 cm. La sua dieta consiste in insetti, ragni e lumache.